2.
La battaglia di Ancona.
Dal 17 giugno 1944 il II Corpo polacco assume ufficialmente il comando
del Settore Adriatico. L’unità, che dal punto di vista operativo
dipende dall’ 8^ Armata britannica, è costituita da due divisioni
di fanteria (3^ Divisione “Fucilieri dei Carpazi” e 5^ Divisione
“Kresowa”); dalla 2^ Brigata corazzata, formata da tre reggimenti
(1° Reggimento “Lancieri di Krechowce”, 4° Reggimento
“Scorpione”, 6° Reggimento “Bambini di Lwòw”);
dalle truppe di Corpo d’Armata, composte di artiglieria, di servizi
e del Reggimento esplorante “Lancieri dei Carpazi”. Gli effettivi,
che comprendono anche il “Servizio Ausiliario Femminile”,
sono in totale circa 43 mila.
Sotto il comando polacco operano le seguenti formazioni: il Corpo Italiano
di Liberazione (CIL), comandato dal gen. Umberto Utili e con un organico
di circa 25 mila uomini; il 7° Reggimento “Ussari”, una
unità esplorante – corazzata britannica; i partigiani, circa
400, della Banda “Patrioti della Maiella”, comandati da Ettore
Trailo. Un reparto di volontari italiani, la 111^ Compagnia Difesa Ponti,
affianca i polacchi dopo essere stato addestrato come commando.
Le forze tedesche contrapposte sono costituite da due divisioni (278^
e 71^), a organici ridotti, prive di carri armati e di copertura aerea,
ma dotate di un’efficace artiglieria, di cannoni d’assalto
e di semoventi italiani M42, impiegati in ruolo controcarro, e di armi
controcarro individuali. Il settore costiero è affidato alla 278^
Divisione di Fanteria, comandata dal gen. Harry Hoppe.
I primi contatti con i tedeschi, che sono schierati sulla linea del fiume
Chienti, avvengono il 21 giugno 1944. Tra il 22 ed il 23 giugno si verifica
un forte contrattacco dei tedeschi, che poi tra il giorno 28 ed il 29
ripiegano dal Chienti. Il 30 giugno truppe polacche entrano a Macerata,
Potenza Picena, Civitanova Marche.
La nuova linea è ora costituita dal fiume Musone e le battaglie
per la conquista del porto di Ancona si svolgono in due fasi. Nella prima
fase (Battaglia di Loreto o Prima Battaglia di Ancona), avviata da Loreto
il 2 luglio, il II Corpo procede alla conquista dei capisaldi tedeschi
a nord del fiume Musone e del torrente Fiumicello. Il 4 luglio viene presa
Castelfidardo, mentre Osimo è conquistata il 6 luglio dopo combattimenti
particolarmente duri: ad operare sono i fanti della Divisione “Fucilieri
dei Carpazi” con l’appoggio dei carri armati della 2^ Brigata
corazzata e del 7° Reggimento “Ussari”. La Divisione “Kresowa”
riesce ad occupare Monitoro, S. Margherita, Centofinestre, Tornasano e,
a nord del Musone, Palazzo del Cannone e Palazzo Simonetti, di fronte
al San Paterniano di Osimo. Il 9 luglio il CIL (reparti della Nembo) conquista
Filottrano ed il 13 luglio i soldati italiani entrano in Cingoli.
L’occupazione delle posizioni dominanti di Castelfidardo, Osimo,
Filottrano e Cingoli rende possibile l’azione decisiva per la conquista
del porto di Ancona. Nella Seconda Battaglia di Ancona, che ha inizio
all’alba del 17 luglio 1944, lo sforzo principale del II Corpo viene
concentrato sull’asse Monte della Crescia – Polverigi –
Agugliano. Le formazioni corazzate, in cooperazione con la fanteria, hanno
il compito di sviluppare una manovra aggirante che, puntando verso nord,
si propone di chiudere le forze tedesche in una sacca e di distruggerle.
Si tenta dunque di prendere Ancona con una complessa manovra condotta
a sinistra, nell’entroterra della città, impostando al tempo
stesso una manovra diversiva sulla destra, per far credere ai tedeschi
che l’attacco principale sarebbe avvenuto lungo la fascia costiera.
Il CIL ha il compito di coprire il fianco sinistro delle formazioni polacche
e di conquistare Rustico e Santa Maria Nuova.
I fanti della 5 Brigata “Wilno” della Divisione “Kresowa”,
con il sostegno dell’artiglieria e dei carri armati, investono San
Paterniano di Osimo e riescono alla fine, dopo aspri combattimenti, a
conquistare Monte della Crescia. Nel frattempo i fanti del 3 battaglione
della 3 Divisione “Fucilieri dei Carpazi”, appoggiati da carri
armati, occupano S. Stefano di Osimo. Nel loro settore i carri armati
della 2^ Brigata e del 7° “Ussari” attraversano il fiume
Musone ed avanzano verso Casenuove di Osimo, Croce di San Vincenzo, Polverigi
ed Agugliano, conquistata all’alba del 18 luglio.
La manovra aggirante, condotta dai carri armati in cooperazione con i
fanti della “Kresowa”, prosegue verso Torrette, Chiaravalle,
Falconara. Ma, a causa delle linee difensive impostate dai tedeschi, la
chiusura della sacca può avvenire a Torrette nel pomeriggio del
18 luglio e, alla foce del fiume Esino, nel pomeriggio del 19 luglio.
Alcuni reparti tedeschi riescono così a sfuggire all’accerchiamento,
pur subendo perdite fortissime.
Nel settore costiero, affidato ai fanti della Divisione “Fucilieri
dei Carpazi” e al Reggimento Lancieri dei Carpazi, la resistenza
tedesca viene progressivamente eliminata. Alle 14,30 del 18 luglio 1944
i “Lancieri dei Carpazi” entrano in Ancona.
Le battaglie di Ancona si concludono con un grande successo strategico.
Il porto di Ancona, entro pochi giorni dalla conquista, viene messo in
condizioni di funzionare. Oltre ai vari tipi di navi per rifornimenti,
possono attraccare anche navi cisterna: il carburante, per mezzo di un
oleodotto, viene inviato al Deposito Api di Falconara. Di qui partono
poi autocisterne, camion e treni per rifornire nelle zone avanzate l’
8^ Armata britannica. Dai primi di agosto rientra in funzione l’aeroporto
di Falconara, mentre in tutta l’area anconetana sorgono depositi
e magazzini alleati. Il possesso e la messa in sicurezza del porto di
Ancona influiranno poi, nelle settimane seguenti, sulla decisione alleata
di tentare proprio nel Settore Adriatico lo sfondamento della Linea Gotica.
La battaglia di Ancona ha una fondamentale importanza per i polacchi:
si tratta dell’unica grande operazione condotta in Italia in cui
il II Corpo agisce in modo pressoché indipendente. Pari elevato
valore simbolico rivestono per gli italiani, che sono al fianco dei polacchi
con il Corpo Italiano di Liberazione, con la 111^ Compagnia Difesa Ponti,
con i partigiani abruzzesi e delle Marche, mostrando la loro volontà
di combattere per la liberazione dell’Italia. La fratellanza d’armi
tra polacchi ed italiani si consoliderà sempre di più nel
corso di tutta la campagna adriatica.
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