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1944-1946
IL II CORPO D’ARMATA POLACCO NELLE MARCHE

1. I precedenti.
Nella notte tra il 9 ed il 10 luglio 1943 inizia lo sbarco angloamericano in Sicilia. Il 25 luglio il re Vittorio Emanuele III destituisce Benito Mussolini, capo del governo fascista e lo fa arrestare.
L’incarico di formare il governo viene affidato al maresciallo Pietro Badoglio, che avvia incontri segreti per un armistizio tra l’Italia e gli Alleati.
La rapida conquista della Sicilia da parte degli Alleati e la nuova situazione politica favoriscono l’ulteriore impegno alleato nella penisola. Il 9 settembre 1943m all’indomani dell’annuncio dell’armistizio firmato tra Alleati e governo Badoglio e della fuga del re e delle autorità politiche e militari da Roma, le truppe alleate sbarcano nella piana di Salerno.
Ai primi di ottobre del 1943 le città di Napoli, Benevento, Bari, Foggia, Termoli sono in mano alleata. Ma, nei mesi seguenti, a causa della forte resistenza tedesca, il fronte si stabilizza lungo la Linea Gustav, che corre dalla foce del fiume Garigliano, sul Mar Tirreno, fino a sud di Pescara, sul Mar Adriatico. Nonostante lo sbarco di Anzio del gennaio 1944, l’offensiva alleata potrà riprendere solo nella primavera: il risultato più importante è la conquista di Roma, il 4 – 5 giugno 1944, che può avvenire solo dopo lo sfondamento della Linea Gustav e le battaglie di Cassino.
L’inseguimento alleato prosegue in direzione di Firenze e di Bologna, mentre i tedeschi tentano di ripiegare verso la Linea Gotica, una linea difensiva che corre tra sud di La Spezia e Pesaro, ritardando al tempo stesso, il più possibile, l’avanzata alleata. Questa nuova situazione, che vede le truppe alleate in fase offensiva, provoca un allungamento delle linee di comunicazione. I grandi depositi di Napoli, Taranto, Bari non sono più sufficienti per rifornire con continuità le truppe.
Allo scopo di provvedere con più efficacia ai rifornimenti, gli Alleati decidono la conquista die porti di Ancona e di Livorno. Dal settembre del 1943 le Marche, dopo che Mussolini era stato liberato dai tedeschi, fanno parte della Repubblica Sociale Italiana e sono occupate dai tedeschi. Nel giugno del 1944, il compito di conquistare il porto di Ancona viene affidato dal comandante delle Armate Alleate in Italia, generale Harold Alexander, al II Corpo d’Armata polacco, comandato dal tenente generale Wladyslaw Anders.
I soldati del II Corpo polacco erano arrivati in Italia dopo una lunga odissea. Si tratta, in gran parte, dei militari catturati nel settembre del 1939 dall’Armata Rossa, che aveva invaso la Polonia orientale in base al famigerato patto di non aggressione stipulato tra Unione Sovietica e Germania nazista. I polacchi erano stati deportati in Unione Sovietica e rinchiusi in prigioni e in campi di lavoro forzato.
Dopo l’invasione tedesca dell’Unione Sovietica, avvenuta nel giugno del 1941, il governo polacco in esilio di Londra, guidato dal generale Wladyslaw Sikorski, raggiunge con i sovietici un accordo, secondo il quale con i polacchi prigionieri verrà costituita un’Armata polacca in Unione Sovietica. Al comando dell’Armata viene posto il gen. Anders, che i sovietici avevano fatto prigioniero e rinchiuso nel carcere della Lubianka.
Il gen. Anders riesce ad ottenere, con l’appoggio britannico, che i polacchi lascino l’Unione Sovietica e si trasferiscano prima in Persia e poi in Iraq. Nasce così, nel luglio del 1943, il II Corpo d’Armata polacco che, dopo un intenso addestramento condotto con materiali britannici e americani, viene inviato in Italia nel periodo dicembre 1943 – aprile 1944. Dopo aver presidiato un settore sulla linea del fiume Sangro, al II Corpo polacco viene affidato il compito, dal comando alleato, di conquistare la collina del Monastero di Montecassino, ultima barriera naturale, ben difesa dai tedeschi, prima di Roma. Nella mattina del 18 maggio 1944 la bandiera polacca sventola sulle rovine dell’abbazia.
Con il contributo dato agli Alleati nella lotta contro il nazismo, i polacchi sperano di ottenere il sostegno dei governi britannico e americano per il ritorno in Patria e per la nascita di una libera Polonia alla quale fossero state restituite le regioni orientali occupate dall’Unione Sovietica. I soldati polacchi combattono in Italia all’insegna del motto: “Per la vostra e nostra libertà”. Ma le loro aspirazioni sono destinate a cadere in quanto la Polonia, in base ai nuovi equilibri europei accettati dalle potenze occidentali, entra sotto la sfera di influenza sovietica, mentre la zona orientale del Paese viene incorporata nell’Unione Sovietica. I polacchi del II Corpo si rifiutano in maggioranza di tornare in Polonia e il loro destino sarà quello dell’esilio e della dispersione in ogni parte del mondo. Alcune centinaia di soldati, in particolare coloro che hanno sposato ragazze italiane, rimarranno in Italia.